ICSI
Per “ICSI” (Inseminazione Intra-Citoplasmatica dello Spermatozoo) si intende la tecnica di microiniezione di uno spermatozoo scelto all’interno dell’ovocita maturo. E’ una tecnica di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) di II° livello, messa a punto agli inizi degli anni novanta, indicata nei casi di infertilità dovuta a fattore maschile medio/severo o a precedenti trattamenti FIV con mancata fecondazione ovocitaria.
Come per la FIV-ET la prima fase consiste nella stimolazione ovarica in modo da ottenere una crescita multipla di follicoli. Ciò è necessario per avere, in un singolo ciclo, un numero di ovociti sufficienti ad avere più di un embrione, (1,2 o al massimo 3) da trasferire in utero per ottenere la gravidanza.
Durante la fase di stimolazione, la crescita follicolare viene attentamente seguita con esami ecografici e dosaggi ormonali, al duplice scopo di determinare il momento appropriato per il recupero degli ovociti ed evitare una eccessiva stimolazione. Nel momento in cui un numero sufficiente di follicoli raggiunge uno stadio adeguato di crescita, viene indotta la fase finale di maturazione follicolare tramite la somministrazione dell’ormone gonadotropina corionica umana (hCG).
Dopo circa 36 ore dalla somministrazione di hCG, gli ovociti vengono prelevati dalle ovaie, mediante aspirazione transvaginale, sotto controllo ecografico e in anestesia locale o preferibilmente generale. Poco dopo il prelievo degli ovociti, al partner maschile viene chiesto di raccogliere un campione di liquido seminale da cui, dopo opportuna preparazione, utilizzando un microscopio ad alto ingrandimento, vengono “individuati” i migliori spermatozoi da iniettare. La scelta sarà guidata dalle valutazioni citodinamiche e morfologiche degli stessi. Come per la metodica FIVET, anche nella ICSI il numero degli ovociti inseminati è finalizzato ad avere un opportuno numero di embrioni da trasferire in utero per avere la gravidanza; gli ovociti in eccesso, se di buona qualità, verranno vitrificati (previa consenso della coppia), per essere utilizzati in cicli successivi.
Dopo circa 48-72 ore dal prelievo degli ovociti, gli embrioni ottenuti vengono trasferiti con un catetere dedicato nella cavità uterina. Il trasferimento di più embrioni aumenta le probabilità di ottenere una gravidanza ma aumenta parallelamente anche il rischio di una gravidanza bi- o tri-gemellare. L’esito del trattamento dipenderà sia dalla qualità degli embrioni che dalla capacità dell’utero di accoglierli. Trascorse circa due settimane dal trasferimento, l’esito del trattamento è evidenziabile tramite il dosaggio del ß-HCG, un ormone prodotto dall’embrione che si è impiantato.